Mobility manager e spostamenti post emergenza.

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I mobility manager sono quelle figure responsabili della mobilità aziendale (che spesso coincidono con il capo del personale), obbligatori nelle aziende con più di 300 dipendenti dopo gli accordi ambientali di Kyoto del 1998. In questo momento storico i mobility manager hanno un ruolo molto importante per capire come si dovranno organizzare gli spostamenti di persone che di dirigono a lavoro in questo post emergenza.

Il primo passo in questa direzione lo sta facendo il comune di Roma grazie ad un questionario inviato a queste figure che permetteranno di raggiungere 350mila lavoratori per capire come intendono muoversi al momento del rientro.

Una ricerca condotta dall’osservatorio conti pubblici utilizzando i dati degli spostamenti di Google e Apple ha osservato come siano diminuiti gli spostamenti degli italiani, in misura molto maggiore agli altri paesi, sia in auto e sia sui mezzi pubblici.

La ricerca ha inoltre evidenziato come si siano ridotti gli spostamenti verso i posti di lavoro, molto di più rispetto agli altri paesi. Il dato era sicuramente riconducibile alle restrizioni ma pone il problema di come si ritornerà alla normalità e con quali mezzi.

Un lavoro impegnativo per i mobility manager che vedono quindi anche l’impossibilità di ricorrere al sistema del car pooling che causerebbe assembramenti all’interno degli autoveicoli.

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Ecco i dati.

Il questionario inviato ai mobility manager sugli spostamenti post emergenza, è uno dei tanti sistemi messi al vaglio dalle varie amministrazioni come gli incentivi per gli acquisti di monopattini o biciclette o l’introduzione della tanto discussa Bike line. Ovvero una corsia mista bici e velocipedi da massimo 3 ruote.

Ricordiamo che le morti di ciclisti è un tema ancora poco dibattuto e che riguarda quasi il 20% delle morti su strada. Prendiamo in prestito queste parole di Green Italia.

“Quello che serve subito – prosegue Green Italia – sono le corsie ciclabili d’emergenza, sperimentali ma sicure. Invece renderle promiscue con il traffico motorizzato a due ruote come vuole la ministra dei Trasporti è l’esatto opposto. Per questo – conclude – chiediamo alla ministra De Micheli di rinunciare a questa follia ed alle amministrazioni locali di non applicarla per le corsie ciclabili delle proprie città”.

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